Articolo aggiornato il 12/07/2021
Bisognerebbe precisare che sono coloro che li fanno che ci guadagnano, non chi li ha pagati. Lo stesso discorso vale per i siti e portali di annunci auto usate, case, villaggi vacanza, hotel, turismo, viaggi, buoni sconto, biglietti.. A meno che vi chiamiate trivago.it, Ebay, subito.it, immobiliare.it, casa.it, autoscout24.it o operiare in una zona geografica ristretta.
Autore: Gianfranco Viasetti
Negli ultimi 10 anni abbiamo analizzato, su richiesta dei diretti interessati, circa 3.000 siti e-commerce per la vendita online di vino, olio, marmellate, prodotti tipici locali, scarpe, t-shirt, abbigliamento, biancheria intima, computer, tablet, cellulari, articoli sexy, servizi di consulenza legale, fiscale, amministrativa, psicologica, ricambi per auto e moto, pneumatici, oggettistica per la casa, arredamento, mobili, infissi, cartucce e toner per stampanti, TV, lampadari, occhiali da sole e da vista, libri, fotografie, quadri, giocattoli, prodotti farmaceutici e parafarmaceutici, ecc..
Abbiamo deciso, con l'intento di evitare ad altri utenti delusioni e perdite di soldi e di tempo, di pubblicare una serie di articoli per illustrare e diffondere le conclusioni a cui siamo giunti: il 99% dei siti e-commerce è un flop, indipendentemente dal fatto che il sito lo si sia avuto gratis o sia costato 35.000 euro.
E' incredibile il numero di email che riceviamo ogni mese da parte di negozianti che stanno pensando di chiudere il negozio e di vendere solo online. L'ecommerce è il futuro, mi dicono, non ha più senso tenere aperto un negozio fisico, pagare l'affitto, le bollette, i commessi, rischiare di venir derubati o rapinati, alzarsi tutte le mattine e stare in negozio 10 ore al giorno per vendere solo nel mio paesello. Mi hanno detto che con ciò che mi costa il negozio in un mese possono farmi un sito ecommerce per vendere in tutta Italia, spendendo poi solo 50 euro al mese per la manutenzione del sito.
Questo è il sunto delle email che ricevo da parte di negozianti di tutta Italia, ma prevalentemente del centro-sud.
Ne riporto qualcuna:
Ho da 15 anni un negozio di calzature in provincia di Catania. La crisi ha ridotto notevolmente le entrate e trovandoci in un piccolo paese non abbiamo modo di ampliare la clientela. Mi hanno consigliato di chiudere il negozio e vendere online. In questo modo potrei uscire dai confini del mio paese e vendere in tutta Italia. Mi potete fare un preventivo?
Ho risposto a questa signora che è molto difficile dare visibilità al sito che intende aprire e che quasi sicuramente nessuno lo avrebbe trovato in Google. Le ho detto di lasciar perdere e, se desiderava saperne di più sull'argomento ecommerce, di leggere alcuni dei nostri articoli.
Il giorno dopo mi ha telefonato dicendomi "quindi, se ho capito bene, secondo lei non si possono vendere scarpe online... Mi sta dicendo che Zalando non vende? Lo so che sono grandi, ma avranno pur cominciato da zero anche loro. Perché non posso farlo anch'io?"
Cosa rispondi ad una domanda del genere? Le ho detto solo "evidentemente lei non ha letto gli articoli che le ho consigliato. Li legga e troverà le risposte a questa domanda e a tutte le altre che le possono venire in mente!
Salve, mi chiamo xxxxxx e sono il figlio della titolare di un negozio di abbigliamento vicino a Chieti. Purtroppo le vendite sono calate negli ultimi anni, probabilmente per la crisi, ma anche perché molti ormai comprano online. Ho amici che comprano abbigliamento su Zalando e su qualche altro sito che ora non ricordo.
Per questo motivo sto cercando di convincere mia madre a chiudere il negozio (venderlo è molto difficile) e aprire un sito per vendere solo online. Risparmieremmo un sacco di soldi (abbiamo 2 commesse da pagare oltre all'affitto).
Ho letto il vostro sito e mi piace molto come vi proponete, date fiducia. Gradirei ricevere un vostro preventivo per creare un ecommerce in 3 lingue (italiano, tedesco e inglese). Le traduzioni posso farle fare ad una mia amica e quindi vi darei i testi già pronti. Anche le fotografie dei capi che vendiamo posso fornirvele io, o meglio ancora, se mi insegnate come fare, le posso inserire direttamente io nel sito.
L'importante è che il sito lo si trovi in prima pagina con abbigliamento donna, moda donna, moda uomo, abbigliamento uomo, made in italy, ecc. nelle lingue previste.
Caro xxxxxx, è sicuro di aver letto il nostro sito e non quello di qualcun altro? Le faccio questa domanda perché se avesse letto il nostro sito dubito che mi avrebbe contattato. Ho pubblicato un centinaio di articoli per spiegare perché un sito come quello che vorrebbe fare lei non ha probabilità di successo. Non saprei cos'altro aggiungere.
Se fosse possibile per chiunque vendere e guadagnare in questo modo, non ci sarebbero più negozi fisici. Li avrebbero chiusi tutti!
Alcune email ricevute da chi ha aperto un ecommerce le trovi
qui:
aprire-un-e-commerce-commenti
Riceviamo
più di 1.000 email all'anno da parte di titolari di siti e-commerce
che ci raccontano la loro esperienza. C'è chi si è fatto il sito da
solo, chi si è rivolto ad un amico o conoscente e chi si è rivolto a
rinomate Web Agency spendendo decine di migliaia di euro senza
riuscire a vendere un solo prodotto. E c'è chi ci dice di essere
stato dissanguato economicamente a tal punto di non avere nemmeno
più soldi per acquistare i fazzoletti per asciugarsi le lacrime.
Leggere le loro testimonianze è una lettura istruttiva per tutti
coloro che credono a ciò che i media ci inculcano ogni giorno, ossia
che l'e-commerce in Italia è in costante crescita.
E' vero che il fatturato globale derivante dall'ecommerce è in
crescita, ma il numero dei siti ecommerce che nascono ogni anno
cresce molto di più. A vendere sono i soliti nomi noti, non
chi è in centesima o in millesima pagina su Google. E'
questo che i media e gli esperti si dimenticano di dirci.
Leggi
cosa ci racconta chi ha creduto alle sirene dell'e-commerce.
Quasi
tutti sono convinti che basti investire cifre irrisorie nella
creazione di un sito e-commerce per iniziare a vendere. Solo dopo
aver sprecato settimane o mesi ad inserire centinaia o migliaia di
articoli, fotografie, descrizioni, prezzi si rendono conto di aver
lavorato inutilmente. Analizziamo in questo articolo perché i siti
e-commerce hanno pochissime probabilità di farcela ad avere
visibilità senza spendere cifre rilevanti.
Leggi l'articolo.
Ma
c'è qualcuno che riesce a guadagnare con i siti e-commerce?
Certo, qualcuno c'è di sicuro: chi te li propone.
Riceviamo ogni giorno email da parte di utenti che si sono fatti
creare un sito e-commerce o che se lo sono fatto da soli. Queste
email iniziano quasi sempre con "ho un sito e-commerce ma non riesco
a vendere. Ho investito parecchio in questo sito, ma non ho
visitatori ne contatti, potete aiutarmi?" Nove volte su 10 siamo
costretti a rispondere negativamente.
Leggi l'articolo.
Se
ci occupassimo di siti e-commerce ci saremmo arricchiti. Riceviamo
da anni 3 o 4 richieste al giorno di preventivi per la creazione di siti per la
vendita online di vini, olio, prodotti tipici, abbigliamento,
scarpe, oggettistica per la casa, cellulari, tablet, computer,
cartucce per stampanti, occhiali da sole e da vista, consulenza
legale, consulenza psicologica, ecc.. Quasi tutti
progetti destinati al fallimento. Noi abbiamo il coraggio di dirlo,
i nostri competitor quasi sempre no. Per molti l'importante è
guadagnare.
I
giornali affermano che il commercio elettronico in Italia sta
andando molto bene nonostante la crisi ed è in forte incremento. Sui
siti di molti nostri competitor leggiamo che i siti e-commerce da
loro creati sono posizionati bene nei motori, funzionano e producono
reddito (a loro probabilmente sì). Nel loro portfoglio clienti
citano dei casi di successo. Noi ne abbiamo analizzato alcuni e
siamo in grado di dirvi quali risultati ottengono.
Molte web agency e webmaster tendono a svicolare l'argomento del
posizionamento evitando di parlarne al cliente, oppure dicendogli
"ne parleremo a sito completo" o, in alcuni casi, "io arrivo fino
qui, posizionare siti non fa parte del mio lavoro, se ti serve
essere trovato nei motori (ma noooo, perché dovrebbe servirmi!:-))
ti metto in contatto con Tizio o Caio". Qualcuno si spinge a dire "dammi
10 keyword e te le metto nei campi giusti per gli spider
dei motori" e a questo punto il cliente annuisce soddisfatto.
Soddisfatto, scusate il termine, di essere in procinto di prenderlo
in quel posto.
Ma non sono siti e-commerce, sono i siti di cui parliamo nella Home Page di questo sito. Prenditi 20 minuti e leggila. Avrai preziosi consigli su cosa potresti fare per guadagnare grazie a internet.
Sul Corriere della Sera del 13 Maggio 2000 è apparso un articolo dal titolo: Illusioni e crolli dell' e-commerce
Ecco un'altra vittima illustre delle recenti disillusioni degli investitori riguardo ai siti di commercio elettronico: si tratta di www.boo.com, un sito europeo che offre generi di abbigliamento e sportivi di fascia alta. L'anno scorso i due giovani svedesi che lo avevano inventato erano riusciti a raccogliere 109 milioni di dollari da un gruppo di investitori internazionali: il magnate francese Bernard Arnault e le americane J.P. Morgan e Goldman Sachs. Proprio loro, la scorsa settimana, hanno rinunciato sia all'andata in Borsa che a rifinanziare Boo.com. In sostanza l'hanno messo in vendita.
Finora circa metà del capitale se n'è andato nel lancio, e solo in pubblicità sono stati spesi 23 milioni di dollari. Ma le vendite non sono state per niente all'altezza delle aspettative. A inizio dell'anno erano stati licenziati 70 dipendenti e ridimensionate le ambizioni giornalistiche del magazine multimediale ospitato sul sito.
Non è una storia nuova: anche prima dei recenti crolli del Nasdaq, la lista delle aziende di e-commerce entrate in sofferenza si andava allungando. Ma nel caso di Boo ci sono due elementi specifici, da cui trarre lezione.
La prima fu la scelta di realizzare un sito molto complesso dal punto di vista del software e pagine leziose (con animazioni "Flash"). Da qui la scarsa usabilità del sito.
La seconda, ancora più grave, è stata l'idea di buttarsi sul settore merceologico più difficile per la vendita online: l'abbigliamento.
Tutti sappiamo che c'è un elevato piacere dell'acquisto legato al toccare, guardarsi allo specchio e persino annusare maglioni e felpe. Per questi oggetti l'acquisto in rete è solo un surrogato. Banale, ma non ci avevano pensato.
Ma oggi non siamo nel 2000, penserà qualcuno, sono passati 18 anni e la situazione dell'e-commerce è sicuramente cambiata.
Sì, è cambiata. In peggio.
Oggi, grazie alla drastica riduzione dei costi necessari per creare un sito e-commerce, milioni di persone si sono lanciate nell'avventura e il settore dell'abbigliamento, e non solo, è inflazionato di siti ecommerce privi di valore ma che fanno numero e rendono sempre più problematica la visibilità nei motori.
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